Scontro sul coprifuoco, le cinque telefonate tra Salvini e Draghi prima del Cdm sul decreto Riaperture.
All’indomani di un Cdm infuocato, al termine del quale il governo ha approvato il decreto Riaperture ma senza i voti della Lega, che si è astenuta, Matteo Salvini ha raccontato la sua versione dei fatti ai microfoni de il Giornale.
Coprifuoco, le cinque telefonate tra Salvini e Draghi
“Giornata lunga. Ho avuto cinque telefonate con il presidente Draghi”, ha dichiarato Matteo Salvini. In queste cinque telefonate il leader della Lega avrebbe comunicato al Presidente del Consiglio che non avrebbe votato il decreto sulle riaperture. Il nodo, come noto, è quello legato al coprifuoco, che Salvini avrebbe voluto spostare alle ore 23:00, come richiesto anche dai Presidenti delle Regioni.
“Abbiamo suggerito cinque cose e ne abbiamo avute zero”, insiste Matteo Salvini, certo del fatto che per quanto riguarda il coprifuoco abbiano prevalso i criteri ideologici e non scientifici. Ipotesi che sembra trovare un appiglio buono nella precisazione fatta dal Cts che ha fatto sapere di non essersi espresso sul tema in quanto non è stato consultato. Questo non significa ovviamente che il Comitato Tecnico Scientifico avrebbe chiesto la cancellazione della misura. Significa semplicemente che non si è espresso. Se lo avesse fatto probabilmente avrebbe suggerito di mantenere le regole attualmente in vigore in nome di una riapertura che deve essere graduale.
Il leader della Lega: “Ci sono partiti che non hanno dimestichezza con il privato”
Matteo Salvini però non attacca il Presidente del Consiglio Mario Draghi, al quale riconosce il merito di aver mediato.
“Lui ha mediato, ma questa volta ha prevalso la linea della sinistra, dei 5 Stelle, di Speranza […], C’è una realtà politica che considera i ristoratori, i baristi e i commercianti evasori. Ci sono partiti che non hanno grande dimestichezza con il privato, che non hanno familiarità con le realtà produttive e le loro esigenze”.